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Mond



"Mond/Moon" ha fatto il suo debutto internazionale al Film Festival di Locarno 77, domenica 11 agosto 2024. Film diretto dalla regista austro-irachena Kurdwin Ayub e prodotto dalla Ulrich Seidl Filmproduktion. 


Ayub, già nota per il suo approccio innovativo, porta sullo schermo una storia che sfida le convenzioni, oscillando tra il realismo crudo e il surrealismo onirico, proponendoci un dramma che sfiora i toni della commedia nera, caratterizzato da dialoghi volutamente provocatori e politicamente scorretti.



Il film si distingue per la sua estetica visiva che combina elementi artistici e documentaristici. Le inquadrature sono spesso intime, creando una connessione profonda con i personaggi. Le immagini sono accompagnate da una colonna sonora che contribuisce a costruire un'atmosfera di crescente tensione e introspezione, camminando sul sottile filo dello shock movie, immergendoci in una storia complessa fatta di culture diverse, libertà, e prigioni mentali e sociali.


"Mond" è un viaggio introspettivo che ci costringe a confrontarci con i nostri traumi e con quelli degli altri, invitandoci ad osservare senza poter intervenire. L’Occidente incontra il Medio Oriente, in un'illusione dove poter imporre le proprie regole "civilizzate", ma che ci metterà a confronto con la poca conoscenza delle culture presentate. Soprattutto quando la nostra percezione è limitata a ciò che ci viene mostrato dai vari mezzi di comunicazione.


La regista stessa ha dichiarato: ‘Si tratta di sorellanza, indipendentemente da dove provengano, e di gabbie, ovunque esse si trovino. Gabbie dalle quali si desidera fuggire e gabbie nelle quali si vorrebbe tornare’. 



Sin dalle prime immagini, il film ci prepara a una narrazione che non ci lascerà indifferenti, costringendoci a mettere in discussione le nostre ideologie di salvezza come unica verità assoluta. Presto ci accorgiamo che la verità e la libertà non appartengono a una sola cultura, e che siamo tutti prigionieri di ideologie corrotte. Ciò che riteniamo giusto può non esserlo per altri, e nonostante la nostra buona volontà di fare del bene, tutto sembra vano. 


Le catene che cerchiamo di spezzare ci riportano inevitabilmente al punto di partenza, con nuovi traumi e sensi di colpa con cui dovremo convivere.



Il racconta si sviluppa in una realtà vicina e distante allo stesso tempo, senza offrire troppe spiegazioni, ma sprofondando in essa e permettendoci di comprendere appieno il suo messaggio. Il finale è aperto a molte interpretazioni, e la regista ha scelto di non fornire la sua visione, lasciando allo spettatore il compito di riflettere e confrontarsi con le proprie domande e sensi di colpa.


Ma di cosa parla esattamente il film? La trama, come descritta sul sito del Film Festival di Locarno, recita: ‘L'ex artista marziale Sarah lascia l'Austria per addestrare tre sorelle di una ricca famiglia giordana. Quello che inizialmente sembra un lavoro da sogno si trasforma presto in un'esperienza inquietante: le giovani donne sono isolate dal mondo esterno e costantemente sorvegliate. Lo sport non sembra interessarle. Allora perché Sarah è stata assunta?’.



Sarah è una giovane donna intrappolata tra due mondi: la realtà quotidiana e un mondo interiore complesso e enigmatico. La protagonista, interpretata da Florentina Holzingercon - alla sua prima prova d'attrice - inerpreta con grande intensità e muovendosi attraverso situazioni che mettono in discussione la sua percezione della realtà, invitando lo spettatore a riflettere sulla natura dell'identità personale e culturale e del suo significato.


Il film non si limita ad affrontare lo scontro tra culture e il patriarcato, pur offrendo una profonda prospettiva femminile e riflettendo sulla forza delle donne e sulla consapevolezza del loro ruolo nella società in cui vivono, ma affronta la complessità dell'opposizione a un regime che non tollera la libertà di scelta, mettendo in discussione l’imposizione di regole come soluzione, spesso combattuta nel modo sbagliato. Distogliendo l’attenzione dal cuore della questione, rischiamo di cadere in una propaganda che si traveste da propaganda rivoluzionaria e giusta.



Questa è una pellicola che deve essere vista da quante più persone possibili, soprattutto da donne, per comprendere appieno il significato di femminismo e libertà. Alla fine, il sessismo e l'essere intrappolati in una gabbia mentale sono esperienze che si possono vivere ovunque, sia a Baghdad, Amman, Vienna o in qualsiasi altra città. La sua ambientazione in Giordania è una provocazione che vuole stimolare il dibattito.



"Mond" è un’opera audace che conferma Kurdwin Ayub come una delle voci più interessanti del cinema contemporaneo. Un film che invita a esplorare nuove prospettive, lasciando un'impressione scioccante e duratura nello spettatore.

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