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Custom



Opera prima del brasiliano Tiago Teixeira, “Custom” è una discesa vertiginosa e disturbante nei lati più oscuri dell’intimità e del compromesso morale, avvolta da un’atmosfera inquietante che si nutre della realtà sempre più sfumata tra il pubblico e il privato.


Teixeira punta lo sguardo su Harriet e Jasper - interpretati da Rowan Polonski e Abigail Hardingham - una coppia che realizza video erotici per una ristretta cerchia di pubblico. Un lavoro insolito ma che si sta sempre più diffondendo nel nostro contemporaneo tempi, anche "grazie" a piattaforme come OnlyFans, dove i confini del condivisibile sono spessi ogetto di critiche e delimitati dalla morale.



Ma quando un cliente anonimo e ben pagante inizia a richiedere contenuti sempre più estremi e oltraggiosi, Harriet e Jasper vengono lentamente risucchiati in una spirale di manipolazione e orrore. Attraverso una serie di rituali inquietanti - catturati sapientemente su videocassetta - i due ragazzi dovranno affrontare lo scoglio dei propri limiti, esplorando con difficoltà la zona grigia tra performance e sfruttamento.


"Custom" si trasforma così in un viaggio ipnotico e claustrofobico in cui l’identità si sfalda e la linea tra finzione e realtà diventa spaventosamente sottile, trascinando lo spettatore in un mondo in cui il voyeurismo diventa un pericoloso labirinto senza uscita, scavando nell'intimo della psiche dei suoi protagonisti, portandoci in un mondo dove i confini tra intimità e violazione si disintegrano progressivamente, rivelando una disperazione nascosta dietro ogni richiesta accettata.



Il regista, con mano sicura e sguardo impietoso, trasforma quello che inizia come un lavoro quasi ludico in un’ossessione oscura, tracciando una spirale che travolge la coppia e ne cancella l’innocenza pezzo per pezzo.


In questa storia, c’è un sottile moralismo, un giudizio implicito che avvolge ogni scelta fatta, suggerendo che il crollo delle loro vite sia il prezzo da pagare per un lavoro fondato su compromessi morali, che si rivelano essere più inquietanti e controproducenti di quello che si aspettano. Il film sfrutta abilmente il disagio collettivo verso il mondo dei sex-workers: una professione ormai diffusa e accessibile a tutti, ma ancora gravata di tabù e pregiudizi che riaffiorano con forza nel percorso autodistruttivo della coppia.



Con immagini cupe e disturbanti e un sonoro opprimente, il film si avvicina al body-horror di Cronenberg, creando momenti di puro incubo che immergono lo spettatore in un'universo claustrofobico come in un sogno lynchiano. Il film destruttura il tempo e lo spazio, giocando con la percezione e confondendo realtà e finzione.


Le videocassette e i rituali simbolici diventano un macabro filo conduttore, segnalando un viaggio di degradazione in cui ogni confine viene pericolosamente superato, spinto dal desiderio di sperimentazione artistica e dal richiamo del denaro. “Custom” diventa un trip psichedelico nella mercificazione dell’intimità, dove la perdita del controllo si traduce in una sorta di ballo senza ritorno ai margini dell’abisso.



Il film soffre di una struttura poco solida, con i suoi 80 minuti che a tratti sembrano estesi più da una serie di sequenze astratte che da una vera profondità narrativa. Alcuni passaggi visivi risultano ridondanti, lasciando la sensazione che la tensione non riesca a mantenersi sempre all’altezza delle aspettative.


Nonostante questo, “Custom” si distingue come un’incursione coraggiosa nell’horror psicologico, puntando un riflettore spietato sull’etica e sull’impatto dell’intimità digitale nel mondo moderno. Il film spinge lo spettatore ad interrogarsi su cosa venga irrimediabilmente perso quando si cominciano a vendere frammenti della propria identità, esplorando il prezzo dell’esposizione personale in un’era in cui tutto, anche il proprio corpo, può diventare merce.

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