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Strange Darling



Recensire questo film senza spoiler è una di quelle imprese titaniche senza via d'uscita...ma è un film che sicuramente deve essere visto e quindi "a fatica" mi sono impegnata a scrivere una riflessione ponderata, evitando di svelare troppo.


Ma partiamo subito andando dritti al punto. Qui si parla violenza e abuso, di quel tipo di violenza che si trasforma in paranoia, in un contesto in cui gli uomini sono sistematicamente i carnefici e le donne le vittime di un sistema patriarcale spietato e infallibile. 



Uno degli aspetti più notevoli del film è la sua straordinaria fotografia, curata dal celebre attore Giovanni Ribisi - che seppur avendo una carriera più che rispettabile, nella mia mente rimarrà sempre il fratellino di Phoebe in "Friends" - che esalta magistralmente l'attuazione di tutti gli attori, che fanno dei loro personaggi un lavoro meraviglioso - dai protagonisti (Willa Fitzgerald e Kyle Gallner) agli attori secondari (Barbara Hershey, Ed Begley Jr., Bianca Santos, Michael Quezada e Sheri Foster) - e un'ambientazione che rispecchia il tono del film. 


Il film è strutturato come un puzzle da ricomporre, diviso in sei capitoli che non seguono una sequenza cronologica, ma appaiono sullo schermo in modo apparentemente casuale, costringendo lo spettatore a unire i pezzi della storia. Il tutto presentato con una caccia del gatto e del topo. Ma è proprio in questa scelta che nasce il problema, forse, principale.



Se da un lato questa scelta stilistica funziona alla perfezione, contribuendo a creare tensione e mantenere lo spettatore sul filo del rasoio della nostra mente, dall'altro rischia di rendere la narrazione quasi prevedibile nel suo svolgimento narrativo.


Nonostante il suo "difetto", il film affronta un tema di grande rilevanza e attualità, con un'approccio rischioso per un pubblico non preparato (e in questo caso lo siamo tutti, nessuno escluso) che si deve "pulire" da tutti i pregiudizi e i preconcetti riguardo al rapporto uomo-donna vittima-carnefice. Perché quello che il film ci vuole raccontare è forse una delle verità dietro la verità più scomode e difficili da accettare.



Alcuni potrebbero accusare il film di misoginia, altri di essere un'opera contro le donne. La realtà, però, è ben più complessa. Sono convinta che, se interpretato in modo errato, il film potrebbe suscitare rabbia, soprattutto tra le donne e in particolare tra le femministe moderne, che invece spero vivamente possano cogliere il vero aspetto della suo racconto. 


Mi dispiace dirlo, ma a volte ho la sensazione che nella ricerca dell'uguaglianza si finisca per creare mostri immaginari, difendendo un’ideale di giustizia che dovrebbe appartenere a tutti noi come esseri umani, non solo in quanto donne.



Pur non essendo il mio film preferito dell'anno - e forse sono ancora nel dubbio se sia un film meritevole o un flop colossale - è una pellicola che da spazio ad un dibattito scomodo e poco esplorato, e spero venga accolto con il giusto giudizio, senza perdersi o degenerare in odio da nessuna delle parti coinvolte.


Lascio a voi la riflessione finale.

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