Suicide Room
Film polacco del 2011 diretto da Jan Komasa, quasi avanguardistico e molto abile nel mischiare il cinema tradizionale, lo screenlife e il mondo dei videogiochi, portandoci nel mondo dei social che in quegl'anni stava entrando prepotentemente nelle nostre vita, da MySpace, a Messenger, alle Chat Room, per arrivare ai più moderni Facebook, Instagram e Tik Tok.
Luoghi di rifugio per giovani ragazzi alla ricerca di una comunità che desse loro una certa identità e comprensione che non riuscivano a trovare nel mondo reale.
Il film, nella sua imperfezione, riesce ad esplorare e rappresentare in modo efficace temi delicati come l'alienazione, l'autolesionismo e il desiderio di scomparire dal mondo, mostrando la disperazione e il malessere che si esprimono attraverso comportamenti crudeli ma liberatori, fino ad arrivare all'incitamento del gesto più estremo possibile.
L'evoluzione di un'atmosfera leggermente retrò, affronta con coraggio temi attuali che non "passeranno mai di moda", anzi. Sebbene le piattaforme siano cambiate, i problemi rimangono immutati: adolescenti alla ricerca di identità, genitori incapaci di gestire questa fase assai particolare della vita e un sistema sanitario fallimentare e menefreghista.
Dominik (Jakub Gierszał) è un ragazzo abbastanza popolare nella sua scuola e vive nella finzione di una famiglia perfetta, che passa le sue serate all'opera, orientando il ragazzo verso un successo di appagamento egoistico parentale, ma totalmente estranei alla sua vita, fino a quando un gioco all'apparenza innocuo tra coetanei in cerca di divertimento e della scoperta della sessualità, diventa l'incubatore di atti di bullismo e che porteranno il giovane verso un territorio insidioso. Che se da prima gli darà un certo conforto, con il passare del tempo diventerà la sua prigione.
Ossessionato da un video visto a scuola, dove una persona si infligge tagli sul braccio, inizierà a frequentare un chat Room, dal nome inequivocabile "Sala Samobójców - Suicide Room“, facendo cosi l'incontro con Sylwia, una ragazza dalle tendenze suicide, autolesionista, con l'unica volontà di lasciare questo mondo. Ma il dubbio che tutto ciò sia una maschera indossata alla ricerca di personalità fragili da manipolare per creare il suo mini-mondo è palpabile.
La mania di Dominik raggiunge ben presto la paranoia, dove realtà e finzione, gioco e razionalità si intrecciano diventando la sua visione di un mondo minaccioso che ha come unico scopo quello di distruggerlo. Inizia cosi a saltare la scuola per passare sempre più tempo online con Sylwia e i suoi amici in mondo di fantasia fatto di Avatar e dove si discute sulle migliori pratiche suicide.
La totale perdita di fiducia e la follia di Domink si svilupperà in un “delirio” che lo porterà alla totale deriva di se stesso.
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