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The Art of Self-Harm



"The Art of Self-Harm", documentario del 2023 e diretto da Jonathan Doe, non giudica, non da spiegazione, ma propone uno sguardo crudo e diretto sull'opera estrema del collettivo "White Gardenia", dove la body-art più estrema e autentica viene mostrata senza filtri né censure.



È importante precisare che il documentario non promuove l'autolesionismo, né si propone come strumento di sostegno. Fin dall'inizio, viene chiarito che vi è una netta distinzione tra il disturbo psicologico e l'uso di pratiche autolesionistiche a scopo artistico.


Queste due dimensioni, pur condividendo alcune superfici, appartengono a mondi distinti, e tale distinzione è sottolineata con forza.



Doe ci guida attraverso un'universo complesso, difficile da comprendere pienamente anche per i più appassionati di horror estremo. Un'arte che inizia con le performance, un sottogenere dalla body art nato a cavallo tra gli anni '60-'70, quando artisti come Gina Pane, Otto Muehl, Hermann Nitsch o Günther Brüs, utilizzavano il proprio corpo come veicolo espiatorio della propria creatività. Tra flussi sadici e piacere masochistico, nichilismo e fantasia liberatoria.


Noi spettatori, alla ricerca del voyeurismo più estremo, siamo attratti da ciò che è reale, da ciò che ci scuote nel profondo. Nei loro progetti, nulla è artificiale: non ci sono filtri, effetti speciali, trucco o inganno.



Tuttavia, la linea che separa la realtà dall'illusione è difficile da tracciare, anche per gli occhi più allenati, forse perché siamo abituati a vedere torture finemente orchestrate dai maestri degli effetti visivi. Eppure, restiamo sbalorditi di fronte a ciò che un essere umano è disposto ad infliggersi in nome dell'arte e della protesta.


Questo tipo di performance suscita nello spettatore disgusto e incredulità, costringendolo a rimanere incollato allo schermo, generando in lui domande incessanti sul perché e sul significato che il dolore autoinflitto vuole trasmettere.



Un documentario imprescindibile - ma decisamente non per stomaci o menti deboli - per gli appassionati del genere, ma anche per chi desidera esplorare e comprendere le dinamiche di un mondo che, per molti, può sembrare pura follia, sapendo accettare che l'uomo è nulla senza il dolore.

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